L'umano riuscito: pagina non banale sulla paideia attuale

L’umano riuscito

19.00

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In questo agile volumetto si vuole leggere e commentare con simpatia ed empatia non disgiunte da attenta analisi filologica i Ricordi di Marco Aurelio. Una pagina non banale per la riconfigurazione della paideia attuale.

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Descrizione

«O uomo, fosti cittadino in questa grande città; qual differenza per te, se per tre o cinque anni? Per tutti ugualmente è possibile seguirne le leggi. Dunque qual motivo v’è di rammarico dato che non un tiranno, non un ingiusto giudice ti fa partire dalla città, ma la stessa natura che ti introdusse a quella? È la medesima cosa che se il capocomico che l’aveva chiamato, congedasse poi l’attore del teatro. “Ma non sono arrivato a rappresentare tutti e cinque atti. Soltanto tre”. Hai ragione; ma nella vita anche tre atti soltanto costituiscono l’intero dramma. Devi badare a questo: colui che è stato causa, in un primo momento della tua composizione, è lo stesso che in questo istante è causa della dissoluzione. Tu, invece, non c’entri né per l’uno né per l’altro fatto. Parti dunque, e il tuo cuore sia sereno e propizio. Sta’ pur sicuro: sereno e propizio è anche Colui che dissolve». È il congedo finale dei Ricordi di Marco Aurelio (l. XII), e in queste poche righe è rintracciabile lo spirito di Marco Aurelio lettore attento delle pagine di Epitteto e dell’intera tradizione stoica. La ragione ti ha messo al mondo e “secondo natura” ti devi comportare. Ed è ciò che in questo agile volumetto si vuole leggere e commentare con simpatia ed empatia non disgiunte da attenta analisi filologica. Una pagina non banale per la riconfigurazione della paideia attuale.

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